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Essere o non Essere

Esplorare ed esplorarsi giocando

All’interno della strana sala da ballo che è il mondo qualcuno vuole parlare di emozioni mettendo in “scena” personaggi, luoghi e tempi senza far appello ad un repertorio pre-confezionato di ricette o di trucchi del mestiere.

Il teatro è uno spazio dove ordine e libertà trovano misteriosamente il loro equilibrio, una zona protetta ma libera dalle abitudini, dai “movimenti” stereotipati del quotidiano modo di vivere. Il teatro può esistere senza cerone, senza costumi e scenografie decorative ma non può esistere senza l’ “incontro”

Essere attore [dal lat. actor -oris, der. di agĕre «agire»] su un palcoscenico come nella vita significa incontrare. Imbattersi in una storia (ad esempio il testo), in un altro attore, nel regista, nel pubblico ed insieme ed infine in se stesso. Il teatro è una cornice dove è possibile accogliere intense esperienze emotive, sentirle, esplorarle e costruire nuove modalità di percepire, pensare, muoversi ed interagire

È il luogo del “gioco”. Un luogo a metà strada tra l’intimità nascosta dell’individuo, i suoi sogni, i suoi desideri, le sue emozioni e la realtà esterna. Un’area intermedia di esperienza in cui realtà e fantasia si mescolano ma non perdono mai del tutto i loro confini, dove è possibile risvegliare l’entusiasmo, quello del bambino che siamo stati, la sua libertà di immaginazione e la fede profonda nella realtà della propria fantasia

Il teatro che realizza il bambino è il teatro del “tempo necessario” in un mondo che va di fretta, è il sottotesto per emozioni ed azioni che respirano, che hanno il tempo di scorrere nel tempo, che non vengono “gettate” ma “vissute”. La riflessione sulle esperienze emozionali, simbolicamente percorse e trasformate, diventa un bagaglio personale e rappresenta un punto di arrivo e di partenza per una vita autenticamente e creativamente vissuta

 OBIETTIVO DEL LABORATORIO

L’obiettivo del laboratorio non è imparare a recitare, ma darsi la possibilità di conoscersi e di essere autenticamente se stessi

In questa prospettiva, all’interno dei sei incontri, la costruzione di una realtà drammatica diventa un luogo di scambio nel quale sperimentare ruoli, relazioni, pensieri, emozioni, nella cornice protettiva del “gioco teatrale”.

E’ una dimensione magica perché extra-quotidiana, uno spazio in cui realtà e creatività si integrano e si “con-fondono”, proprio come nelle prime fasi dell’infanzia, in una dimensione in cui tutto è possibile

Il gioco, la messa in scena, l’azione permettono l’avvio di un processo di trasformazione e di maggior “padronanza” del mondo esterno e del mondo interno

Il gioco dell’improvvisazione stimola l’area dell’immaginazione e della creatività, processo che genera di per sé un senso di libertà in cui è possibile sperimentare allo stesso tempo un contatto nutriente con sé e con il gruppo, una maggior consapevolezza delle proprie emozioni, ed una più chiara percezione dei propri copioni di vita e del ruolo in cui siamo costantemente incastrati

Nella parte finale di ogni incontro viene dedicato uno spazio per riorganizzare ed elaborare i vissuti personali, le difficoltà incontrate, i blocchi e le paure , ma anche per mettere in parola lo stupore e la meraviglia per aver fatto qualcosa che non avremmo mai immaginato

CONTENUTI DEL LABORATORIO

I incontro – corpi in movimento: giochi-esercizi attraverso i quali riusciremo a sciogliere le nostre rigidità corporee,mentali ed emozionali in clima di fiducia e accoglienza (camminare nello spazio, con diversi ritmi e in situazioni e modi inusuali)

II incontro – il gioco dello specchio e della scultura:
per disegnare ciò che si vede attraverso l’altro, ci permette di guardarci, di riflettere su ciò che siamo e su ciò che facciamo, i rituali volano via

III incontro – lo story telling: giocare ad essere un personaggio come un trampolino attraverso il quale è possibile conoscere ciò che è nascosto dietro la nostra maschera di ogni giorno

IV e V incontroriscrivere il testo: il racconto del testo diventa una narrazione in movimento, qualcosa da finire e ridefinire con la propria soggettività.
Il testo scelto è “Compagnia” di Samuel Beckett, in quanto si presta a caleidoscopici livelli di lettura

VI incontro – il nodo gordiano: in questo gioco finale viene rappresentato, attraverso una metafora corporea, un elemento essenziale dell’intero laboratorio, ossia la possibilità di uscirne con la fiducia di poter dipingere il proprio quadro tramite l’incontro con “ l’altro” nella sua irriducibile alterità, ma partendo da radici comuni: quelle umane

A CHI SI RIVOLGE

Il laboratorio è aperto a chiunque abbia voglia di sperimentarsi e mettersi in gioco attraverso il linguaggio e l’espressione teatrale, a chi dedica la propria vita al teatro a chi a teatro non ci ha mai messo piede. A coloro che desiderano contattare ed esternare emozioni, acquisire e potenziare le proprie capacità espressive e relazionali ed incrementare la propria creatività.

 

MODALITA’ E COSTI

Il laboratorio verrà realizzato in sei incontri a cadenza settimanale della durata di 2h ciascuno.
Le attività vengono svolte in gruppi di natura eterogenea, in numero compreso tra i 3 ed i 12 partecipanti
Costo di partecipazione al laboratorio: 120€

Tutti gli incontri si terranno presso il “Laboratorio Psicoanalitico S. Lorenzo”, via dei Marrucini 10 – Roma

 

Autenticità e reciprocità

Presentazione del libro

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Autenticità e reciprocità. Un dialogo con Ferenczi.

a cura di Luis J. Martin Cabrè

Prefazione di Stefano Bolognini

Luis J. Martin Cabrè e gli autori discuteranno gli argomenti trattati nel libro con Francesco Agosta e Paolo Cruciani

Sabato 28 Gennaio 2017

Ore 10.00 

Lo Spazio Psicoanalitico, Via della Luce 65, Roma

Autori: Cecilia Alvarez, Gabriella Amodeo, Paola Dall'Albero, Daniela Ferretti, Fernando Landolfo, Edda Marazia, Paola Marmo, Luis J. Martin Cabrè, Fiorella Mirabile, Maria Mosca, Franca Paradisi, Luisa Pellerano, Carole Beebe Tarantelli

Perché scrivere oggi del Diario Clinico di Sandor Ferenczi? Come affrontare questo testo del 1932 che non consegna delle verità conclusive ma propone l'esercizio dell'interrogarsi, coltiva il dubbio, indica l'autenticità emotiva come guida per l'analista? Dodici analisti si sono cimentati in gruppo con quest'appassionante opera aperta: qui ci forniscono il frutto del loro lavoro, svolto con Luis J. Martin Cabré, analista che molto ha contribuito al respiro internazionale degli studi psicoanalitici su Ferenczi. Perché Ferenczi è stato uno dei principali allievi di Freud e uno dei suoi interlocutori più dotati, ma è stato anche un enfant terrible della psicoanalisi, sospetto di eresia per il coraggio delle sue sperimentazioni cliniche e delle sue posizioni teoriche.

Gli autori sottolineano l'originalità e la fruibilità del lavoro di Ferenczi rileggendo per noi il Diario e immettendo così il lettore in un "laboratorio" in cui le comunicazioni tra paziente e analista in seduta sono materiale vivo, a tratti incandescente. Tra gli aspetti principali che emergono da questa lettura, risalta la centralità data da Ferenczi alla persona dell'analista e alle sue esperienze emozionali. Ne seguono la ridefinizione del controtransfert che diventa fattore di comprensione e fattore terapeutico cruciale, e la rivalutazione del ruolo degli affetti e dei vissuti nel dialogo tra inconsci. Infine viene ripresa la teoria del trauma psichico di Ferenczi che ne rappresenta forse il lascito più fecondo per la cura psicoanalitica, e certamente il più conosciuto. Insieme ad essa viene riproposta la tecnica terapeutica imperniata sull'ascolto e la condivisione del dolore di chi ha subito un abuso, e sul suo diritto a far valere la sua verità. Creazioni originali che fanno del Diario un vademecum per l'epoca attuale.

Luis J. Martín Cabré è psicoanalista, membro ordinario con funzione di training dell'Asociación Psicoanalítica de Madrid (Societá componente dell'IPA). Collabora con l'International Journal of Psycho-Analysis e con l'American Journal of Psychoanalysis. È Membro fondatore della Sándor Ferenczi International Foundation e del Grupo de Estudios Internacional Sándor Ferenczi di Madrid.